I parigini salutano molto. Molto più di noi italiani. Mi è capitato di essere ripresa da una sconosciuta signora a cui non avevo rivolto il buongiorno entrando in ascensore.
Un problema è tuttavia rappresentato dal classico “bonjour”: a scuola ci insegnano che si utilizza per augurare il buongiorno e quindi fino ad una certa ora della giornata; dopo questa certa ora si usa il “bonsoir”. I francesi, purtroppo per noi, utilizzano “bonjour” anche nel senso di “salve” e questo complica le cose: capita infatti di rivolgersi a qualcuno alle sei di sera con un gagliardo “bonsoir!” e di sentirsi rispondere “bonjour!”. E’ chiaro che questo confonde non poco l’italiano a Parigi e gli instilla una certa ansia da prestazione per cui ad ogni occasione di saluto viene preso dal dubbio se usare l’una o l’altra espressione e se il destinatario del saluto userà a sua volta questa o quella.
I parigini, non si sa con quale sincerità, augurano inoltre molte volte durante la giornata “bonne journée” e “bonne soirée”: soprattutto nei negozi (negli uffici pubblici un po’ meno, ma è comprensibile), ogni transazione si conclude immancabilmente con questa formula di rito. Consiglio molto di usarla, anche se noi in Italia non la usiamo molto: è considerata un atto di gentilezza ed è gratis quindi possiamo tranquillamente abusarne.
Noi italiani siamo convinti di avere la migliore gastronomia al mondo. I francesi pure, ma si riferiscono alla loro e non perdono occasione per ribadirlo.
La città pullula di bar brasserie, boulangerie, patisserie, dove il turista italiano può sperimentare qualche cibo puramente francese. Io consiglio sempre a chi viene in vacanza a Parigi di mangiare, almeno una volta, in una brasserie: si tratta di locali in cui si beve e si mangia a prezzi contenuti: infatti ogni giorno viene affisso fuori dal locale (solitamente scritto su una lavagnetta) il “menu du jour” (menu del giorno) che consiste in un’ entrée (un piatto di “entrata”), un plat (cioè un piatto unico) e un dessert. Il menù è fisso però si possono combinare gli elementi se non si vuole prendere tutto: entrée+ plat o plat+dessert. Il costo di un menù del genere va dagli 11 euro, nei posti meno turistici, ai 20 euro, nelle zone più chic di Parigi. In alternativa ci sono naturalmente le grandi catene di fast food o i panini della catena francese “Brioche Dorée” (buoni e non troppo cari).
Vanno fortissimo anche i ristoranti giapponesi, che propongono menù pure loro sulla scia delle tradizionali brasserie e il classico kebab, che però qui si chiama spesso “sandwich grec” con un riferimento alla Grecia che spiazza l’italiano abituato a pensare che si tratti di un cibo mediorientale.
Insomma, per il turista italiano in vacanza a Parigi non c’è che l’imbarazzo della scelta per evitare di finire nell’ennesimo ristorante italiano: siamo in casa loro, lasciamogli credere, per qualche giorno, di essere i migliori. di Ilaria Tagliaferri
In questa sezione vorremmo raccontare curiosità di solito trascurate sui parigini e sulla loro città. Modi di essere e di fare che identificano una popolazione, caratterizzandola nelle sue diversità da tutte le altre.