giovedì, Aprile 25
Atos, Portos e Aramis, alis “I tre moschettieri”, giustamente ritratti sulla banchina della stazione Alexandre Dumas.

C’è chi vorrebbe riconvertirle in piscine e ristoranti di lusso, chi se le immagina gallerie d’arte, chi ci organizza eventi sportivi, poi c’è chi si diverte – molto semplicemente – a dargli una vita. Nel vero senso della parola. Strano, stranissimo destino quello delle stazioni della metropolitana di Parigi. Da sempre considerata tra le più efficienti d’Europa e fiore all’occhiello del trasporto pubblico parigino, la metropolitana di Parigi vive in questi giorni una seconda giovinezza. Tutto grazie ad un libro, “Metropolisson”, che a dieci anni dalla sua uscita nelle librerie sta nuovamente facendo il giro della capitale francese.

E il perché è semplicissimo: si tratta di un’opera terribilmente divertente. Bella, prima di tutto, e poi divertente. Una raccolta di immagini, perché di questo in fondo si tratta, nella quale Janol Alpin, fotografo parigino di grande talento e ironia, si è divertito a “tradurre” – proprio letteralmente – i nomi delle stazioni della metropolitana di Parigi. Proprio così. Scegliendo a campione i nomi più divertenti tra quelli delle diverse centinaia di stazioni che compongono la ville lumière, Janol Alpin ha dato vita – è proprio il caso di dirlo – a delle istallazioni realistiche che, se combinate col nome della stazione che rappresentano, danno luogo a dei giochi di parole e immagini incredibilmente divertenti.

L’inconfondibile sagoma del generale Charles de Gaulle passeggia indisturbato tra la folla. Proprio sotto il cartello della “sua” fermata.

Ed ecco allora che vi capiterà di incontrare il generale Charles de Gaulle camminare di spalle sotto il cartello della stazione che porta il suo nome, o assistere alla rappresentazione di quattro coppie di tangheri completamente a loro agio sotto l’insegna della stazione “Argentine”, o imbattervi nella stazione “srevnA”, ovvero Anvers, solo scritto – evidentemente – al contrario. Per non parlare dei tre moschettieri sotto l’insegna della fermata Alexandre Dumas o della maxi presa istallata lungo la banchina della stazione Bastiglia (e dove se no?).

Un gioco, per carità, che dimostra però una volta di più l’attivismo di una città che sa prendersi gioco della sua storia e dei suoi eroi in chiave assolutamente ironica, e che contribuisce a raccontare da un’angolazione inedita quella “città nella città” che per molti è, ed a ragione, la metro di Parigi.

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